martedì 26 agosto 2008

UN CARO, VECCHIO AMICO


Le ultime due settimane di vacanza mi hanno riportato indietro nel tempo di una trentina d’anni, esattamente al 1979, anno in cui iniziai a frequentare assiduamente, nonché ad apprezzare ed amare in generale la montagna intesa come scenario naturale e, in particolare, la piccola località montana dove ho trascorso, per l’appunto, gli ultimi quindici giorni. Fino ad allora, infatti, ero stato prevalentemente attratto dalle località di mare. Non solo, ma le recenti vacanze in montagna hanno segnato il definitivo riavvicinamento all’amico più “vecchio” che abbia, un amico che conosco da una quarantina d’anni e che, per ragioni varie e ancora inspiegabili perfino a me stesso, avevo smesso di frequentare una ventina di anni fa, ritrovandolo (insieme alla sua splendida famiglia) quasi per caso durante l’estate del 2007. Da allora, abbiamo ripreso a frequentarci piuttosto assiduamente. Tuttavia, a tantissimi anni di distanza, e nonostante i nostri trascorsi e le vicissitudini personali, ho scoperto - ed è la cosa che più mi ha fatto piacere - che Binko (questo è il nickname del mio amico) è cambiato poco o niente, fatta eccezione per gli inevitabili chili di troppo e capelli in meno. E la stessa cosa pare aver notato lui in me.
Trascorrendo il periodo di vacanza in quel paesino di montagna che conosco da una vita, siamo inevitabilmente riandati a molti, moltissimi anni fa - un’epoca in cui le preoccupazioni principali riguardavano scelte esistenziali e ardue quali la scelta della discoteca in cui andare a ballare il giovedì sera, l’escursione da fare in montagna durante il week-end, la ragazza da prendere d’assalto durante una festa fra amici, il long-playing da comprare (che, a detta degli amici, era una vera “bomba”), ecc. ecc. Mi sono tornati alla mente episodi di vario genere, risalenti al periodo compreso fra il 1979 e il 1986, anno in cui iniziai ad allentare i rapporti con Binko, anche - e soprattutto - per il fatto che avevo conosciuto quella che sarebbe poi diventata mia moglie e che mi aveva fatto andare letteralmente fuori di testa, al punto da tagliare i ponti con la quasi totalità della cerchia dei miei amici e conoscenti. Ricordo, in particolare, un week-end in cui dormimmo in quindici (ragazzi e ragazze) nel piccolo chalet che allora Binko aveva in affitto. Oppure una sera in cui percorremmo la distanza Torino-Bardonecchia in 62 minuti, non uno di più né uno di meno, in un’epoca in cui l’autostrada A32 non esisteva ancora, essendo nelle primissime fasi di realizzazione. Per non parlare di quella volta che, mentre percorrevamo in auto la strada statale 24, notammo una tipa fare l’autostop nei pressi di Susa e, dopo averla fatta salire a bordo, scoprimmo trattarsi di una certa Paki, una bellissima, procace e sballatissima ragazza di origine sarda residente nella cintura torinese - ragazza che conosceva una mia cugina e della quale avevo sentito parlare con molto entusiasmo, soprattutto da parte dei maschietti … (non a caso, infatti, quella stessa sera andammo a ballare in una discoteca di Bardonecchia ed io, durante uno dei pochissimi “sballi” da fumo del mio periodo giovanile, mi ritrovai con la suddetta Paki a pomiciare di brutto sui divanetti della discoteca, al punto che gli altri della comitiva dovettero riportarci fuori di brutto. O ancora, ricordo quella volta in cui io, Binko e due ragazze affrontammo in auto una mulattiera di montagna che avrebbe fatto paura anche alla più attrezzata jeep (Binko era famoso per queste sue cazzate), fino a quando ci ritrovammo in bilico su un burrone, riuscendo a malapena a uscire incolumi dall’auto e a fare recuperare successivamente l’auto dal trattore di un montanaro gentile giunto in soccorso. E durante l’inverno, il divertimento era garantito non tanto dagli sci quanto, piuttosto, dalle discese folli sulla slitta che io e Binko ci facevamo lungo i pendii innevati ma, soprattutto, lungo le stradine ghiacciate del picccolo paese, terrorizzando i gitanti e gli abitanti del posto. A tale riguardo, si veda la foto in alto, risalente all’inverno 1984.

Tutti questi ricordi piacevoli hanno rappresentato un ideale ponte di collegamento con la piacevole vacanza trascorsa nelle ultime due settimane. Un modo degno e ideale, dunque, per celebrare questo mio book of yesterday and today.

Nessun commento: